Che cos’è il disturbo Borderline di personalità?

Il disturbo Borderline di personalità s’inscrive trai disturbi dell’area psichiatrica. Viene inserito nel manuale diagnostico all’interno di una sezione speciale insieme ad altri disturbi di personalità poiché l’origine del disturbo borderline non è prettamente biologica ma bio-psico-sociale.

Caratteristiche

Come tutti i disturbi di personalità, tendenzialmente esordisce e arriva all’attenzione clinica in età adolescenziale sebbene le persone dichiarino di sentire sin da piccole una sofferenza e un disagio. Le caratteristiche principali sono:

  • sforzi estremi per evitare l’abbandono (reale o immaginario);
  • impulsività (vengono attuati comportamenti molto impulsivi quali autolesionismo, uso e abuso di sostanze, alterazioni della condotta alimentare, promiscuità sessuale);
  • alterazione dell’umore;
  • instabilità nelle relazioni;
  • sentimento di vuoto persistente.

Le persone che soffrono di questo disturbo (più diffuso tra gli individui di sesso femminile), solitamente nell’infanzia hanno subito degli abusi fisici o sessuali.

Senso di vuoto

L’instabilità nelle relazioni e la promiscuità sessuale sono la risposta ad un senso di vuoto che la persona con disturbo borderline sperimenta. L’impulsività, quindi, è utilizzata per colmare questo senso di vuoto cronico che si prova: possono abbuffarsi di cibo per poi espellerlo, possono abusare di sostanze, rubare, correre ad alta velocità, giocare ad azzardo.

Pensiero dicotomico

Ognuno di tali comportamenti ha la funzione di compensare questo senso di vuoto. Anche la promiscuità sessuale viene utilizzata per questo fine. Tale condotta è connessa anche all’instabilità delle relazioni poiché la persona che soffre di questo disturbo ha un meccanismo di difesa denominato “scissione”. La scissione fa ragionare in un modo dicotomico, per cui è impossibile per loro utilizzare le mezze misure o contemplare le sfumature e il loro partner verrà ripetutamente idealizzato e svalutato allo stesso tempo.

Instabilità

Le persone che soffrono di disturbo borderline di personalità provano una forte rabbia. Possono rivolgerla verso se stesse, con tentativi suicidari e/o di automutilazione o anche verso l’altro, proiettandola verso l’ambiente esterno. La loro vita è una continua altalena di emozioni. Cercano una stabilità che non arriva mai. Si percepiscono in maniera alloplastica per cui tendono a cambiare l’ambiente ma non cambiano mai loro stesse. Il loro pensiero è “egosintonico” ossia non ritengono i loro sintomi patologici ma come conseguenza della loro natura per cui si mostrano resistenti ad un possibile trattamento terapeutico. Tale armatura caratteriale li porta a pronunciare frasi del tipo “sono fatto così”, “non ho fatto nulla di male”, “è l’ambiente ad essere sbagliato”, “ognuno di noi commette degli errori, non sono l’unico”.

Trattamento

Se decidono di rivolgersi ad un terapeuta solitamente è perché sono spinte da una persona del loro ambiente oppure per dei motivi circostanziali e non perché abbiano una reale consapevolezza della disfunzionalità dei loro comportamenti. Non avendo una reale percezione della complessità della loro problematica, difficilmente intaccheranno il loro essere.

Attraverso la psicoterapia si possono ottenere dei buoni risultati. È importante, però, che il rapporto venga solidificato. Il terapeuta dovrà mostrare molta attenzione al setting, mantenendolo ben strutturato (definizione rigida dei giorni e degli orari delle sedute) e allo stesso tempo essere accogliente. Il paziente borderline svaluterà e idealizzerà il terapeuta così come è solito fare con le altre persone. Potrà proiettare, quindi, la sua rabbia verso lo stesso che dovrà, in alcuni casi, essere un buon contenitore. Attraverso il percorso terapeutico è importante che la persona affetta dal disturbo borderline apprenda ad amare se stessa. È al contempo importante che impari a porsi degli obiettivi potenzianti nella propria vita e a limitare i suoi comportamenti disfunzionali e patologici che logorano la sua vita e quella delle altre persone che le sono vicine.

Lavorando in questa maniera si permetterà alla persona affetta da tale disturbo di apprendere anche un nuovo modo di pensare e di pensarsi, meno dicotomico ma più concreto e aderente alla vita di tutti i giorni. In questo modo potrà stabilizzarsi e migliorarsi rispetto alla condizione iniziale che l’ha portata in terapia.

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