Tutti noi ci nutriamo e cresciamo all’interno delle relazioni. La vicinanza emotiva ed affettiva è per l’essere umano un bisogno primario. La soddisfazione di questo bisogno serve a darci sicurezza, alimentando la convinzione di essere degni di stima e considerazione. La nostra identità si consolida e si rafforza attraverso la relazione con gli altri. Tuttavia in alcuni casi ci mettiamo in relazioni non gratificanti che assorbono le nostre energie invece di darcene di ulteriori. Le relazioni tossiche sono quelle che ledono ulteriormente un’autostima già minata, che amplificano le nostre insicurezze e che ci trasmettono negatività.
Le domande da porsi
Alcune domande possono aiutare a comprendere meglio se ci si trova dentro una relazione tossica, ad esempio: questa persona è gelosa delle tue frequentazioni? Quando sei con lei/lui ti senti più giù di umore? La sua compagnia ti avvilisce? Riesce a prendere più di quello che dà? Cerca in tutti i modi di cambiarti? Ti senti costantemente giudicata/o o criticata/o?
Gli indicatori da considerare
Le relazioni tossiche sono contraddistinte da caratteristiche semplici e allo stesso tempo molto chiare:
– ricatto emotivo e senso di colpa. Si prova una minaccia costante da parte del proprio partner che si sente sempre in diritto di ritirare immediatamente l’affetto e il sentimento nel momento in cui non assecondiamo i suoi bisogni;
– svalutazione delle proprie opinioni e mancanza di attenzione rispetto alle proprie idee e ai propri sentimenti, non tanto in termini pratici quanto in termini ideologici, morali ed emotivi. Più specificatamente, ciò che pensiamo solitamente viene negato o viene svalutato;
– sensazione di sbilanciamento emotivo. Il proprio partner si sente costantemente in credito e, proprio per questo, si sente legittimato a proporre continuamente richieste senza offrire nulla in cambio, creando squilibri all’interno della coppia.
– controllo, inteso da un punto di vista fisico e pratico. Più precisamente, si vive costantemente nella condizione di dover giustificare cosa si stia facendo, dove ci si trovi e con chi. In sintesi ci si sente costretti a dover rendere conto all’altro del proprio comportamento.
Il sintomo che parla
L’aumento dei livelli di sofferenza psicologica si traducono anche in una manifestazione sintomatica: l’alterazione del sonno, l’inappetenza o l’aumento dell’appetito, il senso di irritazione e la perdita di concentrazione unita alla smemoratezza sono tutti indicatori di un aumento dei livelli di stress causati da questa relazione disfunzionale.
Cosa fare?
Se ti trovi in una relazione di questo tipo, ecco alcuni consigli che possono aiutarti a porre fine a questa situazione:
– Riconosci il tuo contributo al mantenersi della dinamica sottostante a questa relazione e recupera la tua responsabilità perduta. Un ascolto attento di se stessi ed una presa di coscienza della situazione in cui ci si trova permette di percepire il danno subito. La presa di coscienza della propria parte di responsabilità consente di allontanarsi da ciò che fa male, riguadagnando quel potere di agire che precedentemente avevamo concesso all’altro.
– allontanati da una posizione esistenziale di passività e rassegnazione permettendo all’altro di trattarti in questo modo. La rabbia in questo contesto può essere un’alleata molto preziosa: ben diversa dall’autocommiserazione, se ascoltata, facilita la presa di coscienza.
– Se è vero che non puoi cambiare il tuo interlocutore è pur vero che puoi cambiare te stesso e la natura di della relazione che stai vivendo. Sei tu che insegni alle persone come trattarti. Se rispetti la tua persona sarai credibile e autorevole agli occhi altrui.
– Delinea chiari confini e difendili. È un tuo diritto non farli oltrepassare. Una maggiore definizione di sé e dei propri bisogni aiuterà la relazione a migliorare.
– Cerca un appoggio esterno da parte delle persone che ti vogliono bene; la loro vicinanza può aiutarti a fare chiarezza e a superare il momento di confusione che stai vivendo.